02 Novembre 2012

Direttiva sui pagamenti: esclusi lavori e costruzioni

Nel Consiglio dei Ministri del 31 ottobre us, il Governo ha approvato il Decreto legislativo in attuazione della Direttiva europea (2011/7/UE) relativa alla “lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali”, uno dei grandi problemi che affligge piccole e grandi imprese, con pesanti conseguenze sulla loro liquidità. Una buona notizia, se non fosse che in fase di recepimento, il testo ha clamorosamente escluso i lavori e, quindi, il settore delle costruzioni.

Nel testo del Decreto Legislativo manca, infatti, l’esplicito riferimento ai lavori, che invece è presente nella Direttiva Europea nel “considerando 11”: “ la fornitura di merci e la prestazione di servizi dietro corrispettivo a cui si applica la presente direttiva dovrebbero anche includere la progettazione e l’esecuzione di opere e edifici pubblici, nonché i lavori di ingegneria civile”. La suddetta previsione supera il pronunciamento dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici che a suo tempo, con la Determinazione n. 5 del 27 marzo 2002, aveva escluso la sussumibilità dei lavori pubblici nella Direttiva 2000/35 sempre in materia di ritardi di pagamento.

Ricordiamo che la Direttiva UE 2011/7 introduce tempi di pagamento certi, fissando la scadenza in 30 giorni per i contratti con le pubbliche amministrazioni (al massimo 60 giorni per asl e ospedali). Stesse disposizioni per i pagamenti tra privati, in cui sono previsti anche termini più lunghi, purché non siano “gravemente iniqui per il creditore”. Oltre tali termini scattano automaticamente gli interessi di mora.

“E’ oltremodo grave che alle imprese di costruzione non siano garantiti tempi rapidi di pagamento – commenta Arnaldo Redaelli, presidente di Anaepa-Confartigianato – e che la Direttiva Ue non sia stata recepita integralmente, come auspicato anche dall’Europa e dal Vicepresidente della Commissione europea, l’On. Antonio Tajani. Viene così ad aggravarsi la carenza di liquidità delle nostre imprese che, senza risorse rischiano di vedere compromesso il loro futuro”.

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